Giorgio Tremante
La scienza medica pretende di giustificare ogni suo misfatto attraverso la sperimentazione. Tuttavia, sperimentare vuol dire impiegare oggetti d’indagine scientifica in una serie di prove e verifiche. Ma quali saranno gli oggetti impiegati per tali indagini? Le presunte vittime della sperimentazione sono gli animali ma in realtà la sperimentazione colpisce direttamente l’uomo. Gli animali per anni sono stati sottoposti ad ogni forma di tortura e di sevizie per dimostrare che un determinato prodotto poteva essere posto sul mercato al servizio dell’uomo. Ben pochi, sanno, se non gli addetti ai lavori, che tali forme di sperimentazione non provano nulla che possa ritornare utile all’essere umano; poiché gli animali sono sostanzialmente diversi dall’uomo e, di conseguenza, diverse sono le reazioni nei confronti di un farmaco che si dovrà poi utilizzare sull’uomo. Inoltre, molte malattie che aggrediscono l’uomo quali: morbillo – epatite – polio – varicella – rosolia, nell’animale non si sviluppano e di conseguenza le reazioni di qualunque vaccino sperimentato su di esso e riguardante queste malattie non può essere attendibile per la salute della collettività. Così l’uomo è diventato oggetto d’indagine per la sperimentazione involontaria ma soprattutto per la sperimentazione vaccinale. Questa purtroppo colpisce la parte più delicata della società: i bambini. Questi diventano, quindi, cavie inconsapevoli di una prassi indiscriminata che li sottopone tutti, senza accurati accertamenti preventivi, ad una serie di vaccinazioni fin dalla più tenera età. Molti genitori che, ormai da qualche tempo, si sono resi conto dei pericoli e dei rischi che comporta la pratica vaccinale, con ogni mezzo cercano di ovviare a questa imposizione che in Italia è stata resa obbligatoria per legge e purtroppo lo è ancora. Se, da una parte, lo Stato si dimostra molto sollecito nel far vaccinare i bambini, ricorrendo alla coercizione della legge, dall’altra la popolazione e spesso buona parte degli stessi medici, sono completamente all’oscuro dei danni, a breve o a lunga scadenza, che i vaccini possono provocare sull’individuo. Tutto questo perché certi ambienti economici ed accademici hanno trovato un tacito accordo, una sintonia d’interessi. Riguardo alla pericolosità quanto all’inutilità dei vaccini, dati scientifici hanno dimostrato che le vaccinazioni non hanno mai debellato alcuna malattia, hanno altresì dimostrato che le popolazioni più vaccinate sono quelle maggiormente colpite in caso di epidemie e ciò è costatabile da una serie di rilevamenti fatti in diversi paesi a livello mondiale.
Ora per dimostrare quanto male possono fare le vaccinazioni, usate così indiscriminatamente sulle famiglie d’ogni parte del mondo, penso sia doveroso da parte mia narrare la mia vicenda, precisando però che purtroppo la mia storia non è da considerarsi un caso unico sporadico a se stante, ma è solo la punta di un iceberg che tenta di smascherare quella categoria di “scientismi” che impongono ancora col terrore l’uso delle pratiche vaccinali.
La tragedia che ha colpito la mia famiglia, si è abbattuta su tre dei miei quattro figli.
Premetto che i tre miei figli, colpiti da reazione da vaccino, sono nati perfettamente sani e che le manifestazioni di una possibile malattia sono comparse solo dopo la prima vaccinazione antipolio Sabin. A Marco, il mio primogenito, sulla cartella clinica fu descritta la sintomatologia che presentò dopo l’antipolio Sabin. I disturbi manifestati (nistagmo oculare, tremori e difetti alla parola) erano stati messi in correlazione al Sabin dal pediatra, mentre altri medici avevano supposto diagnosi diverse quali tumore al cervello o encefalopatia degenerativa, mai confermate da alcun’analisi eseguita sul bambino. Morì nel 1971 all’età sei anni. Col secondo figlio, nato nel 1970, non ci furono problemi. Ma il dramma si ripresentò con la nascita, avvenuta nel 1976, di due gemelli monoovulari. Nonostante la mia ferrea opposizione ad una legge che mi imponeva una assurda e pericolosa obbligatorietà, senza nessun accertamento preventivo, vennero vaccinati e il giorno successivo iniziarono già ad affiorare i primi sintomi di qualche alterazione. Sottoposi le cartelle cliniche dei primi ricoveri subiti dai miei figli a varie Università: negli Stati Uniti, in Inghilterra e perfino in Russia, proprio in quest’ultimo paese s’ipotizzò una malattia su carenze immunitarie che avrebbe confermato la responsabilità specifica delle vaccinazioni. Nella mia città, Verona, fu posta la diagnosi di “leucodistrofia di tipo metacromatico”, una malattia degenerativa del sistema nervoso, tale diagnosi non fu mai confermata dagli esami anche genetici ai quali ci sottoponemmo. Più tardi Andrea, uno dei due gemelli, si aggravò e venne ricoverato per disidratazione; nonostante la mia raccomandazione di non far uso di farmaci immunosopressori, in quanto il bimbo era un immunodepresso, fu usato del cortisone in vena ed in cinque ore la mia creatura morì. In seguito venni a sapere che lo stesso farmaco era stato somministrato anche al mio primo figlio prima del decesso. Neppure con l’autopsia riuscimmo ad avere elementi utili per salvare la vita al gemello rimasto, giacché ci fu negata la presenza di un medico legale di parte, per questo tale esame non poteva risultare attendibile alle nostre ricerche. Ad un mese dalla morte di Andrea, anche Alberto, il gemello rimasto, dovette essere ricoverato. Nonostante il parere dei medici fosse quello di lasciarlo morire, fu portato, su nostra richiesta, in rianimazione e interpellato un virologo di Napoli, che in precedenza aveva già esaminato il bambino, questi ci consigliò degli immunostimolanti. Sottoposto a terapia con “interferone”, il bimbo cominciò lentamente a migliorare. Dopo sei mesi di degenza il bimbo fu portato a casa senza lettera di dimissione. Qualche tempo dopo, richieste le cartelle cliniche, mi accorsi che erano difformi da quelle che fotocopiavo giornalmente durante il ricovero. Per questo presentai un esposto alla magistratura. In conseguenza a tale fatto fu emessa da un Giudice una comunicazione giudiziaria nei confronti del Direttore Sanitario dell’Ospedale in cui era stato ricoverato il bambino, estesa successivamente al primario della Pediatria per “Falso in atto pubblico”. Alla fine questo procedimento è stato archiviato.
Molti altri ricoveri subì Alberto, sia nello stesso Ospedale di Verona che in altre rianimazioni: al Policlinico di Milano, a Merate in provincia di Como, a Melegnano, in provincia di Milano, e per ultimo fu trasferito d’ufficio da Melegnano al Policlinico di Verona. Durante tutti i vari ricoveri il mio compito era quello di far sì che venissero praticate terapie immunostimolanti che ci avevano dato i primi risultati positivi. Queste terapie ci venivano sempre consigliate dal professor Tarro di Napoli, che era stato allievo del Professor Sabin. Era sempre difficile se non impossibile far praticare questo tipo di terapia ad Alberto, poiché la classe medica compatta aveva sentenziato ormai che mio figlio dovesse morire. Ciò era sostenuto perché non fosse scoperta la responsabilità delle vaccinazioni usate su un soggetto, parzialmente immunodepresso. Nonostante del nostro caso si fosse interessato l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, facendo pressione perché il Ministro della Sanità Renato Altissimo istituisse una Commissione Ministeriale, questa senza mai aver visto Alberto stese una relazione fasulla per nascondere la verità del danno subito dai vaccini. L’ultimo ricovero Alberto lo dovette subire al Policlinico di Verona dove, secondo il parere dei sanitari, mio figlio doveva morire a breve tempo. Cercai disperatamente di portarmi a casa il mio bambino, visto quale era il loro modo di pensare perché l’unica soluzione del problema per loro era l’epilogo nefasto di tutta la nostra vicenda. In quel frangente, perché non riuscissi nell’intento di far sopravvivere la mia creatura, addirittura mi fecero togliere la “patria potestà” dal Giudice dei minori di Venezia, al quale mi rivolsi subito per fargli capire che stava commettendo un macroscopico errore. Riuscii a convincerlo e a farmi reintegrare nella potestà parentale, iniziando così fin dall’ormai lontano 1984 a gestirmi mio figlio a domicilio, creandomi una “sala di rianimazione” dove in precedenza era sistemata la nostra stanza matrimoniale. Durante tutti i ricoveri mia moglie Franca ha sempre seguito Alberto, rimanendo con lui giorno e notte, al fine di proteggerlo da ogni sopruso che la classe medica cercava di porre in atto.
Molti altri soprusi dovemmo subire da parte della Sanità, anche quando Alberto non aveva più messo piede in un ospedale, polemiche di ogni tipo da parte delle Istituzioni sanitarie perché non si voleva ammettere che le vaccinazioni erano state la causa della sua malattia e della morte dei suoi fratelli.
Finalmente, nel 1995, facendo ricorso alla legge 210 del 1992, vidi riconosciuto dallo Stato il “nesso di causalità” del danno patito sottoponendo i nostri figli alle vaccinazioni d’obbligo.
Durante tutti questi anni mi adoperai per fondare associazioni in Italia per aggregare persone come me che avessero patito danni dalle pratiche vaccinali;
inoltre cercai di far passare una legge, che avevamo messo a punto con dei Parlamentari, per togliere l’obbligatorietà di queste pratiche; ma questo traguardo in Italia non è stato raggiunto, poiché, secondo me, la politica sanitaria che viene attuata è rimasta succube ancora del potere delle Multinazionali dei Farmaci. Tutto ciò sta dimostrando che, anche in questo settore, una certa pseudoscienza, con la prepotenza del suo scientismo, privo d’ogni scrupolo, calpesta continuamente, con azioni il più delle volte illecite, ogni diritto umano e civile. Essa impone il suo potere basato essenzialmente su interessi speculativi che fondano il loro progredire non su un’aperta e corretta informazione, ma piuttosto su una voluta e completa disinformazione fino ad arrivare anche all’occultismo di certe realtà e spaccia per prevenzione queste pratiche di profilassi che tutto possono, tranne che prevenire alcunché.
La nostra amara esperienza l’ho voluta descrivere in modo esteso pubblicando un libro dal titolo: “Maggiorenne e vaccinato o... diritto alla vita?” che proprio in questa occasione ho il piacere di presentare tradotto in francese dall’amico Jean Pilette.
Grazie.
Monsieur Joseph BORREL FONTELLES
Président du Parlement Européen,
Bat Altiero Spinelli, 11BO11,
60, rue Wiertz,
B-1047 Bruxelles
Verona li, 20 novembre 2005
Monsieur le Président,
C'est avec grand plaisir que je vous envoie un exemplaire de “Majeur et vacciné o…le droit de vivre?” publié par l'association Victimes des Vaccins.
Je ressens une certaine fierté à vous écrire, ma je le fais simplement, non par ambition personnelle, mais parce que les souffrances qu’ont endurées mes fils et les décès qui ont endeuillé ma famille ont finalement été reconnus. Durant trente ans ce fut en effet solitaire au milieu de silences coupables, de faits que l’on omet, en butte parfois aussi à une volonté d’occulter la réalité.
J'espère que vous voudrez bien lire ce livre pour comprendre réellement et profondément la tragédie vécue par ma famille, qui n'est pas exceptionnel comme on veut les faire croire mais qui touche beaucoup d'autres familles peut-être moins combatives de la mienne.
Je vous envoie ce livre afin que les autorités fassent tout leur possible pour éviter d’autres tragédies; pour qu’on laisse aux parents la liberté de décider de la vaccination de leurs enfants et pour que l’on ne puisse plus dire « je ne savais pas! ».
Je reste, Monsieur le Président, à votre entière disposition pour tout renseignement que vous jugeriez utile.
Très respectueusement votre,
Giorgio Tremante
via Danilo Preto, 8 - 37133 Verona (Italia) – tele/fax: 0039 45 8402290
E-Mail: giorgiotremante@libero.it – Site web: tremante1.supereva.it
Bruxells 21 novembre 2005
CONFERENZA STAMPA
European Forum for Vaccine Vigilance
Relaziono a Bruxells nel 2005 - Mando il mio libro a Joseph Borrel Fontelles (Presidente del Parlamento Europeo)
Libro “Maggiorenne e Vaccinato o... Diritto alla Vita?” Tradotto in francese dal medico Jean Pilette.
(Mai avuto alcuna risposta dal Presidente, nemmeno per ringraziarmi del libro)
E’ questo ciò che i genitori assolutamente ignorano portando i loro figli alle ASL, per essere sottoposti al rito vaccinatorio, che il maggior numero delle reazioni più gravi indotte dai vaccini non avvengono quasi mai immediatamente dopo la vaccinazione, ma possono esplodere anche a distanza di molti anni!
Per questo motivo diventerà così quasi impossibile dimostrare il nesso causale tra la vaccinazione eseguita molti anni prima e il danno subito.
E’giunto il tempo che si sappia anche questo!
Così se, “sfortunatamente”, ci si dovesse trovare coinvolti poi in qualche drammatica vicenda non si potrà più dire………….
NON LO SAPEVO !