Solo in Italia incremento abnorme e incontrollato del 2% annuo di “neoplasie infantili”
Questa la previsione fatta negli anni ‘80 dal dott. Robert Menderson,
famoso pediatra americano, che oggi stiamo purtroppo constatando:
Con picchi spaventosi in prossimità di aree industriali o inquinate. Colpa di smog e pesticidi. E della contaminazione della catena alimentare. (i vaccini distribuiti e commercializzati dalla multinazionale Merk, oltre ai contaminanti quali mercurio, alluminio e vari tipi di antibiotici per essere conservati, contenevano il visus oncogeno (che produce tumori) SV40, anche da questo ne deriva l’attuale conseguenza.)
Nelle Marche tra il 1988 e il 1992 il Registro tumori ha segnalato 93 bambini malati. Dieci anni dopo, sono diventati 171. Un raddoppio secco. A Parma i casi sono passati da 27 a 53. A Sassari, nello stesso arco di tempo, gli under 14 ammalati di tumore sono triplicati. Il bollettino è agghiacciante, la fonte autorevole: i numeri che nessuno vorrebbe leggere li sciorina il rapporto Airtum 2008, il primo del suo genere, confermato dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, dall'Associazione di ematologia e oncologia pediatrica e dall'Istituto superiore di sanità. Lo studio evidenzia che nel nostro Paese, tra il 1988 e il 2002 (guarda caso, la regione Veneto dal 1992 al 2005 ha appurato che nella sola regione si sono verificati quasi 4000 (quattromila) casi di reazione avversa, più o meno gravi alle vaccinazioni), c'è stato un aumento medio dei tumori infantili del 2 per cento l'anno. I tumori sono bastardi, nessuno sa esattamente quale sia la causa. Per ogni cancro ci sono diversi fattori di rischio possibili, e tutti lavorano insieme ad avvelenare l'organismo (anche in primis i vaccini eseguiti sui bambini a pochi mesi di vita). Così davanti al trend gli epidemiologi intervistati invitano a non trarre conclusioni affrettate, ma quasi nessuno nega che tra i maggiori sospettati ci siano l'inquinamento, i pesticidi e la contaminazione della catena alimentare. Basta pensare alla diossina che, attraverso le carni, il latte e l'acqua, arriva direttamente sulle tavole: se da giorni l'Europa dà la caccia ai maiali e bovini irlandesi avvelenati, nei mesi scorsi la sostanza cancerogena ha già compromesso interi greggi di pecore che pascolavano a ridosso dell'Ilva di Taranto e migliaia di bufale vicino Caserta (e migliaia di bambini venivano vaccinati senza nessun accertamento preventivo e senza alcuna cautela, ma in fila come i militari, tanto che rischio c’è?).
Il dottor Gianfranco Scoppa il rapporto sui tumori infantili non l'ha letto. Ma la sua percezione sull'andamento delle malattie è addirittura peggiore dei dati pubblicati dall'Airtum. Il radioterapista, ex oncologo del Pascale, oggi dirige l'Aktis di Marano, uno dei più grandi centri di radioterapia della Campania. "Crescono sarcomi, linfomi, leucemie. Vedo entrare troppi bambini, stiamo diventando una struttura pediatrica"(guarda caso forse probabilmente proprio di bambini vaccinati), spiega. A 800 chilometri di distanza, a Mantova, pochi giorni fa uno studio di una società privata ha messo in allarme la città e la vicina Cremona: nelle due province la frequenza di leucemie infantili sarebbe rispettivamente 20 e dieci volte superiore a quella registrata mediamente in Lombardia. "I numeri sono abnormi, credo abbiano confuso i singoli casi con il numero, più alto, dei ricoveri", spiega Paolo Ricci, epidemiologo dell'Asl mantovana. "Ma in provincia un dato da approfondire c'è davvero". A Castiglione delle Stiviere, meno di 20 mila abitanti, negli ultimi anni sono stati accertati sette casi di leucemie infantili. "Un fatto anomalo, l'incidenza è rilevante. Ricordiamoci che si tratta della zona più industrializzata della provincia, un distretto dove la mortalità rincorre quella di Brescia" (in Lombardia dove ancora rimane l’obbligo vaccinale) . Anche a Lentini, in Sicilia, i bambini si ammalano con frequenza eccessiva: i tassi del periodo 1999-2003 del registro territoriale di patologia segnano una media dieci volte superiore rispetto a quella della provincia di Siracusa. Picchi anomali che hanno convinto la Procura ad aprire un'indagine per tentare di capirne le origini.
Di sicuro in Italia il trend è anomalo rispetto al resto dei paesi industrializzati: doppio rispetto a quello europeo (perché in Europa non esiste l’obbligo vaccinale che esiste invece ancora in Italia) , addirittura cinque volte più alto rispetto ai tassi americani. Molti si affrettano a spiegare la tendenza con la diagnosi precoce e le nuove tecniche che permettono di cercare le malattie con strumenti più raffinati rispetto al passato. Ma la risposta, per gli esperti più attenti, è insoddisfacente: equivarrebbe a sostenere che tedeschi, francesi e svizzeri (dove l'incidenza è più bassa) sarebbero meno bravi di noi a individuare il male. Non solo: l'incremento è troppo rilevante. Entrando nello specifico, se nel Vecchio Continente i linfomi infantili aumentano con una media dello 0,9 per cento annuo, in Italia la percentuale sale al 4,6 per cento (non è perciò possibile immaginare che ciò avvenga anche, oltre alle varie fonti d’inquinamento, alle continue e violente campagne di vaccinazioni?). Anche le leucemie viaggiano a tasso quasi triplo, mentre i tumori del sistema nervoso centrale crescono del 2 per cento, contro la riduzione dello 0,1 registrata in Usa. "I dati dei nostri registri trovano un utile complemento in quelli raccolti da registri ospedalieri e di mortalità", commenta secco Corrado Magnani del Centro di prevenzione oncologica del Piemonte: "I risultati concordano con le indicazioni di tassi di incidenza relativamente elevati nel panorama internazionale e indicano un incremento statisticamente significativo dell'incidenza".
In Italia ogni anno si ammalano circa 1.500 bambini e 800 adolescenti dai 15 ai 19 anni. Soprattutto di leucemia (un terzo del totale), linfomi, neuroblastomi, sarcomi dei tessuti molli, tumori ossei e renali. (tutte malattie iatrogene indotte forse anche dai vaccini) I numeri assoluti sono bassi, e fortunatamente i tassi di mortalità diminuiscono grazie all'efficacia delle cure. L'incidenza, però, sembra destinata a crescere. "Per i bambini le previsioni non sono rosee", dice l'Airtum: "Le stime, calcolate utilizzando le informazioni raccolte nelle aree coperte dai registri e i dati di popolazione Istat (i dati statistici Istat che dimostrano anche l’incremento delle malattie degenerative con l’evento delle vaccinazioni di massa), indicano che ci sarà un aumento dei casi". Se la tendenza resterà costante, nel periodo 2011-2015 si ammalerà il 18 per cento di under 14 in più rispetto al quinquennio 2001-2005. Il fenomeno riguarda sia il Nord che il Sud. Gli epidemiologi hanno preso in considerazione solo i registri che rilevavano i tre periodi presi in esame: quello che va dal 1988 al 1992, il periodo 1993-1997 e quello 1998-2002. A Sassari i bimbi ammalati passano da 12 a 40, a Napoli da 33 a 114. A Latina si passa da 38 a 52, a Modena, Parma, Ferrara e Reggio Emilia stesso rialzo, il registro della Romagna ha raddoppiato i suoi iscritti. Identico trend per l'Alto Adige, mentre l'aumento è meno preoccupante per il Friuli. In Liguria e in Piemonte, che può vantare il registro più antico, l'incidenza è invece stabile, come a Salerno e Ragusa.
Ma cosa sta succedendo? (non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere...) I medici dell'ambiente dell'Isde non hanno dubbi, e considerano l'aumento delle neoplasie dei bambini un indicatore assai preoccupante. Puntano il dito sull'inquinamento selvaggio, sui danni provocati dai rifiuti tossici e dall'uso dissennato di sostanze nocive in agricoltura e nella produzione dei beni di massa (e dall’uso indiscriminato che viene fatto oggi dei vaccini). Gli epidemiologi puri - in mancanza di evidenze dimostrate da studi scientifici definitivi - sono tradizionalmente più cauti su cause e fattori di rischio. Stavolta, però, anche loro non escludono che l'inquinamento ambientale e lo stile di vita di bambini e genitori possano avere responsabilità rilevanti sul fenomeno. Benedetto Terracini è uno dei luminari dell'epidemiologia dei tumori, e da qualche settimana ha iniziato un carteggio con alcuni colleghi per cercare di dare un'interpretazione al rapporto, insieme a indicazioni operative per possibili misure di salute pubblica. "Non si può affermare con certezza che l'aumento sia dovuto all'inquinamento", chiosa, "ma è plausibile che influiscano fattori esterni a quelli genetici (come ad esempio lo stimolo prodotto dai vaccini che può causare l’induzione di queste malattie “iatrogene”) : sono decenni che sappiamo che le frequenze tumorali sono correlate all'ambiente (ma che generalmente e volutamente vengono taciute) . I cinesi che emigrarono in Usa si ammalano oggi esattamente quanto e come gli americani, proprio come accade ai pugliesi a Milano e agli italiani partiti per l'Australia. Il lavoro dell'Airtum è il massimo che si può fare in termini statistici, ma ora bisogna agire". Terracini dubita che in tempi brevi gli scienziati potranno dimostrare definitivamente il coinvolgimento di fattori legati all'inquinamento. "Ma anche se non si può dire che benzene e smog (e le vaccinazioni) fanno venire il cancro agli under 14, si possono applicare rapidamente politiche precauzionali: non servono certo altri studi per sostenere che vivere vicino a una strada a grande traffico non fa bene alla salute. Bisogna difendere i bambini a priori, senza fare allarmismo usando un tema delicatissimo come le neoplasie infantili".
Se i 'ragionevoli dubbi' sul rapporto tra inquinanti e tumori non sono ancora diventati legge scientifica, serpeggiano con sempre maggior insistenza nelle conclusioni di autorevoli ricerche internazionali. Nel 2005 un report dell'ateneo di Birmingham ha evidenziato che i piccoli che abitano nel raggio di un chilometro da uno snodo di traffico 'importante' hanno un rischio 12 volte più alto di ammalarsi, mentre due anni fa ricercatori delle università di Milano e Padova mostrarono un legame tra inquinamento da diossina prodotto da inceneritori per rifiuti industriali e urbani e l'insorgenza di sarcomi nella provincia di Venezia. Anche a Mantova un rapporto dell'Asl (che a breve verrà pubblicato dall'Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un nesso tra sarcomi dei tessuti molli e le sostanze diossino-simili osservate intorno al polo industriale di Mantova, dove insistono il petrolchimico dell'Enichem, le Cartiere Burgo, tre centrali termoelettriche, tre discariche per rifiuti tossici e un inceneritore per rifiuti industriali e sanitari. Basata sul contributo di esperti di rilievo come Pieralberto Bertazzi, Pietro Comba, Paolo Crosignani e il compianto Lorenzo Tomatis, la ricerca spiega che il rischio più alto che ha la popolazione residente vicino all'area industriale di ammalarsi (bambini compresi) è legata probabilmente non solo alla diossina e ai Pcb, ma anche ad altri inquinanti: "Sempre comunque di origine industriale". Altre analisi hanno evidenziato i nessi tra leucemie e campi magnetici (creati dalle antenne per l’uso dei telefoni cellulari) . La faccenda è molto discussa, ma a tutt'oggi, spiega Magnani, "il dato scientifico non è stato ancora confutato".(perché non si vuol cercare a monte e si sviluppa la ricerca soltanto a valle, quando il rivolo è diventato un fiume molto più complesso da scoprire)
Se il rapporto Airtum ha avuto scarsa pubblicità (poiché quasi sempre i media tendono a nascondere certe verità per coprire interessi certi economici ...) , gli scienziati non mancano di mettere insieme le indicazioni che arrivano da questi studi scientifici con le cifre delle neoplasie infantili in Italia. E non nascondono la loro preoccupazione. Tutti, dal decano Terracini a Franco Berrino dell'Istituto dei tumori di Milano, concordano sul fatto che occorre studiare le sostanze sospettate sia sul piano epidemiologico (sarebbe utile poter fare anche una seria ricerca epidemiologica, svincolata dagli interessi economici, per rivalutare il così detto “costo-beneficio”delle pratiche vaccinali) (ovvero andare a vedere come e quando si correlano agli aumenti di incidenza), sia su quello tossicologico e genetico, per capire in che modo possono indurre il male. All'indomani del rapporto Airtum, qualcuno si spinge anche più in là, e comincia a comporre il puzzle (all’interno del quale una “tessera” dovrebbe essere anche la vaccinazione) . Come Gemma Gatta, ricercatrice all'Istituto dei tumori di Milano: "L'aumento generale c'è di certo. E i fattori di rischio sono numerosi: radiazioni, farmaci (e vaccini) antinfiammatori usati in passato in Europa, ormoni per l'interruzione della gravidanza. Poi, il consumo di tabacco e alcol da parte della madre in gravidanza, il traffico veicolare, le infezioni e la professione dei genitori". In particolare, l'esperta sottolinea il rischio di chi vive parte della giornata a stretto contatto con sostanze cancerogene come benzene e pesticidi. Ma non è tutto. "Negli ultimi anni le madri allattano meno al seno, fumano di più, i giovani si alimentano peggio: bisognerebbe, anche in assenza di studi definitivi, modificare stili di vita insalubri", chiosa la studiosa. Pure Luigia Miligi, dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica della Toscana, è cauta su cause e concause, e preferisce andare al sodo. "Ho mandato delle mail ai colleghi mettendo l'accento sulla gestione del rischio”. (anche dei vaccini)
Ci sono cose che possono essere fatte subito, quasi a costo zero. Si potrebbe diminuire l'inquinamento indoor delle scuole evitando l'uso di detersivi con solventi aromatici, ed eliminando i materiali che rilasciano formaldeide (la formaldeide che è contenuta anche nei vaccini) ". Anche il controllo dei residui antiparassitari in agricoltura, dice la Miligi, dovrebbe essere sistematico: il principio di precauzione e il diritto alla salute deve essere prioritario rispetto a qualsiasi altro interesse. "Ma gli allarmi devono essere gestiti bene. Tre anni fa a Firenze ci fu un picco di leucemie in una scuola materna: le istituzioni si mossero all'unisono, in silenzio, per garantire la sicurezza dei piccoli. Analizzammo ogni rischio, misurammo persino l'eventuale presenza di radon, un gas radioattivo (ma non andarono a verificare se per caso ci fosse una correlazione con qualche vaccinazione fatta nel contempo ai bambini di quella scuola?).
Non trovammo nulla: a volte certi fenomeni sono del tutto casuali". (da questo si può sicuramente evincere quanto la ricerca che viene fatta sia “monca” e cioè manchi di dati statistici epidemiologici seri sul presunto nesso causa-effetto della pratica vaccinale)
p.s. gli appunti in corsivo sono del tutto personali di Giorgio Tremante.
Dal settimanale:
A parer mio è sicuramente un articolo molto interessante sia dal punto di vista scientifico, umano e sociologico che ci deve far riflettere attentamente. Anche se, in vero, la pratica vaccinatoria non è mai stata citata dall’autore, è capibile che c’è qualche cosa di molto grave, come lo stimolo vaccinale, che incide su questi eventi negativi. Essendo risaputo poi che i vaccini vanno a deprimere le difese immunitarie del soggetto sottoposto a tale pratica, se ne desume che, l’esplosione o per meglio dire l’innesco di questi tipi di gravi malattie iatrogene-degenerative è probabilmente da attribuirsi anche all’uso indiscriminato che, di tale pratica, viene fatto nel nostro Paese. In più si deve tener conto della assoluta caparbietà delle Istituzioni italiane che, nonostante nell’intera Europa sia stato già abolito o non sia mai esistito, l’obbligo coercitivo di tale pratica, mantengono ancora pervicacemente questa assurda e pericolosa “obbligatorietà”.
di Eugenio Fittipaldi
Con appunti personali di Giorgio Tremante
Il governo ha tolto la prevenzione dalla sua agenda. E le lobby trionfano
Donato Greco fino a qualche settimana fa era il direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute. Sostituito dal governo (sulla sua poltrona si è seduto Fabrizio Oleari), in un'intervista a 'Epidemiologia & Prevenzione', che 'L'espresso' anticipa, spara a zero sulle nuove politiche dell'esecutivo. "Si sta delineando un cambiamento nella visione stessa della prevenzione. L'obiettivo per cui il Centro ha sempre lavorato è stata l'estensione, su tutto il territorio nazionale, di misure di prevenzione primaria. Oggi invece i rappresentanti del ministero preferiscono parlare di 'predizione clinica'. Il che, tradotto, significa privilegiare la diagnosi precoce da attuarsi mediante ricorso a tecnologie avanzata". In pratica, più che prevenire l'insorgenza stessa della malattia, la nuova filosofia sarebbe quella di ampliare al massimo la popolazione che ha accesso alla diagnosi precoce, per intervenire il prima possibile, ma solo quando il paziente è già malato.
La diagnosi precoce, fatta di mammografie, test clinici, colonscopie e molto altro, è un'ottima cosa e ha salvato molte vite, ma ha anche costi elevatissimi che, per come è congegnato oggi il Ssn, entrano ampiamente nelle casse dei mille laboratori privati e convenzionati che forniscono questo tipo di prestazioni.
Greco chiama in causa le lobby: "Basta vedere come sono stati organizzati i comitati consultivi del ministero: c'è una presenza determinante dei poteri forti (industrie farmaceutiche, aziende biotecnologiche, cliniche private) mentre c'è pochissimo spazio per i rappresentanti della sanità pubblica e delle Regioni. Credo che il diritto alla salute oggi sia a rischio".
(11 dicembre 2008)