Visita del Presidente Scalfaro ad Alberto

 

Giorgio Tremante

Via F.lli Rosselli 6/B

37138 VERONA

                                      

 

Verona li 8 novembre 1994

 

 Signor Presidente,

             sono il papà di Alberto, il ragazzo portatore della grave forma di handicap che il Prof. Giulio Tarro ha diagnosticato conseguenza della vaccinazione antipolio Sabin.

             Voglio anzitutto ringraziarla per il gesto di umanità compiuto nei confronti di Alberto, il primo compiuto dallo “stato” dopo anni di lotte e angherie sopportate nel completo isolamento.

             Per questo La ringrazio ancora per un gesto di solidarietà che credo rivolto non solo ad Alberto ed alla sua famiglia, ma all’intera società civile, perché sia attenta a difendere i più deboli.

             Eppure, Signor Presidente, il gesto che ella ha compiuto non ha avuto l’eco e gli effetti desiderati.

             Anzi la reazione non si è fatta attendere, creando ulteriori problemi nell’assistenza domiciliare e nella terapia riabilitativa e con nuove assurde minacce di denunce contro un padre che cerca “solo” e “da solo” di proteggere il proprio figlio.

             I mezzi d’informazione locale, non so da chi convocati, dal momento che era stato richiesto il massimo riserbo sull’incontro, hanno molto enfatizzato una frase che Lei ha pronunciato: “Ogni uomo combatte la sua battaglia....”, con questo riportando la vicenda di Alberto dentro i contorni privati e personali, nell’ambito di una famiglia che disturba perché chiede “troppo” ed ha, si dice, più degli altri portatori di handicap. Non si ricorda per nulla che questa famiglia piange due figli morti per la stessa causa e dedica la sua esistenza intera ad accudire un ragazzo reso andicappato, con ciò sollevando la società anche da spese di assistenza che sarebbero ben superiori se rese dal servizio pubblico; non si è ancora disposti, a livello medico e sociale, a rivedere l’atteggiamento assunto nei confronti della vicenda di Alberto.

             Ricordo le parole che Lei ha pronunciato in forma riservata: “Ci vuole molta umiltà, per riconoscere che a volte si sbaglia”. Io vorrei poterle gridare queste parole con l’autorità morale che Ella ha, perché sono convinto che si sia sbagliato e che si continui a sbagliare nel nome di una ingiusta scienza medica condizionata da interessi economici che calpestano i diritti della persona umana.

             Diritti sanciti dalla Costituzione italiana, garantiti dalla legislazione e volutamente violati con la presunta prevenzione vaccinale imposta per legge.

             Ciò per cui nella mia vicenda umana mi sono fin qui speso e per cui sarei disposto anche a dare la vita è il desiderio di prestare voce a tanti innocenti come Alberto e di affermare il diritto totale all’autodeterminazione nella tutela della propria salute.

             Ci si vaccini pure, ma per libera scelta in uno stato di diritto autentico. Non può essere paragonata ad un delitto e perseguita per legge la volontà di non vaccinarsi. Credo sarebbe più equo garantire la libertà della “obiezione di coscienza”.

             Signor Presidente La ringrazio anche per il dono del computer. Ella ha così accelerato un iter già avviato dalla locale USSL che chissà se e quando avrebbe trovato conclusione.

             Non vorrei però che le autorità locali che, ben conoscono la difficile situazione, anche economica della mia famiglia, considerassero così risolto ogni problema. Se così fosse, pur consapevole di creare un ulteriore danno ad Alberto, sarei disposto anche l’opportunità di restituirlo.

             Signor Presidente mi rendo ben conto di non avere il diritto di coinvolgerLa ancor più nella vicenda di Alberto e di chiederLe una presa di posizione che La allontani dalle funzioni di Garante “super partes”, ma la prego come un figlio di non lasciarci ancora e nuovamente soli in un tunnel che non lascia intravedere un barlume di serenità.

Suo devotissimo

                                                                                                        Giorgio Tremante

Al Signor Presidente della Repubblica

On. Oscar Luigi Scalfaro

Palazzo del Quirinale

ROMA

Incontro di Alberto col Presidente Scalfaro dal giornale “la Cronaca”dell’11 settembre1994

 

Quanti di questi  innumerevoli e già noti “Casi Tremante” dovranno succedere ancora prima che le Istituzioni si prodighino per evitare questi genocidi?

Non con promesse fasulle mai mantenute, ma con azioni atte ad evitare tali drammi.

Ecco forse come:

 

1 - Togliendo l’obbligo vaccinale che ormai è diventato anacronistico negli anni 2000.

 

2 - Dando la corretta informazione alla popolazione non solo sui presunti benefici, ma contemporaneamente sui “reali” danni che tali pratiche comportano, usate così indiscriminatamente come si è fatto fino ad ora.

 

3 - Proponendo uno screening immunologico preventivo su tutti i soggetti che dovessero essere sottoposti alla pratica vaccinale.

 

4 - Rivalutando, infine, il bilancio “Costo - Beneficio” attraverso una seria e corretta ricerca epidemiologica, libera dal potere delle multinazionali.

ANNO 1994

Lettera di Alberto al Presidente Scalfaro

(propone la restituzione del dono appena ricevuto se non si cercherà di far luce sui danni causati dai vaccini)

 

Nel riquadro:

Alberto a 18 mesi quando era ancora sano

Alberto al computer dal settimanale “Visto” del 19 maggio1995

(il computer che Alberto ha ricevuto in dono dal Presidente Scalfaro)